Costume
I costumi tradizionali femminili delle popolazioni arbëreshë presenti in Italia, variavano a seconda delle diverse aree di provenienza.
Gli abiti rappresentano elementi distintivi dell’identità di un paese.
L’abito tradizionale indossato dalle donne di Vena , presentava elementi arcaici del costume degli Illiri, popolazione autoctona della regione balcanica.
Vena, è rimasta l’unica comunità arbëresh della provincia di Catanzaro a possedere un reperto completo del tradizionale abito di gala femminile, che veniva usato dalle donne del paese fino ai primi del ‘900. Sono stati conservati, inoltre, alcune parti di altri abiti.
Tracce di chiara eredità balcanica erano le gonne plissettate a doppie pieghe larghe e il Gipuni ,il corpetto con manica rigonfia.
L’abito arbëresh di Vena è caratterizzato dal fatto che, nonostante il passare del tempo, abbia subito poche influenze occidentali.
In effetti, l’elemento più distintivo, la linja, sia linguisticamente che dal punto di vista strutturale è rimasto invariato.
Per il vestiario femminile vi erano differenti tipologia di abito: c’era l’abito di gala o da sposa , mezza gala, mezza festa, giornaliero, da lavoro e di lutto.
Il costume di gala, per i particolari elementi decorativi e simbolici e per i preziosi tessuti di raso, velluto e seta con cui veniva confezionato, rigorosamente a mano, si distingueva per eleganza e fine sfarzosità. Gli elementi che componevano l’abito erano: Linja, coha, Keza e xhipuni.
La linjia era una lunga camicia di lino bianco con ampie e lunghe maniche riccamente decorate. Sopra la linja era indossata la coha, un corpetto a cui veniva attaccata la gonna. È un elemento paleocristiano simile alla dalmatica diaconale, poiché nel taglio rappresenta una croce e, non a caso, il punto usato per ricamarla è stato, fino alla fine dell’800, il punto a croce.
Il xhipuni serviva per ripararsi dai freddi invernali.
La keza era un caratteristico copricapo che si indossava, per la prima volta, il giorno del matrimonio.
Anche l’abito di gala veniva indossato la prima volta in occasione del matrimonio e ne costituiva la dote.
Con il passare degli anni però le tradizionali fogge hanno subito gradatamente delle trasformazioni, avvicinandosi sempre più al modo di vestire delle donne dei paesi vicini, e identificandosi definitivamente con la “pacchiana”, perdendo così le caratteristiche peculiari dell’etnia di provenienza.
Fortunatamente però a Vena rimane qualche, o forse unico esemplare, dell’originale costume tradizionale che viene gelosamente custodito con religiosa scrupolosità, considerandolo elemento i grande importanza, non tanto per il valore intrinseco quanto per quello storico.
Per la popolazione di Vena, possedere tale esemplare, che risale al secolo scorso, costituisce motivo di orgoglio, anche perché quando il costume è stato presentato ad un a mostra dei costumi arbëreshë i partecipanti alla manifestazione culturale lo hanno premiato come vestito più bello e autentico.